[1910-1942 circa]
Piccozza con manico in legno, punta di ferro all'estremità inferiore e lama composta da una becca dentata e da una paletta all'estremità superiore; un supporto circolare (16 x 16 cm) in bambù, sorretto da chiusure in cuoio, permette alla piccozza di non affondare nella neve.
La piccozza è un attrezzo alpinistico utilizzato per la progressione e l'assicurazione su neve o ghiaccio. La piccozza può essere considerata l'evoluzione del bastone da montagna (noto anche come alpenstock o bastone ferrato perché presenta una punta nell'estremità inferiore) da una parte e dell'ascia dall'altra. Infatti le guide che accompagnavano i primi alpinisti agli inizi del 19. secolo per poter superare ripidi pendii di neve dura o ghiaccio utilizzavano delle normali asce per scavare delle tacche (gradini) ove poter appoggiare i piedi con relativa sicurezza. Ben presto comunque il manico dell'ascia si allunga e si dota di una punta per poter surrogare il bastone ferrato e la lama si specializza dividendosi in una becca, adatta ad essere piantata nel pendio di ghiaccio per rendere più sicura la progressione ed una paletta utilizzata per scavare i gradini. Fino agli anni settanta fu costruita in legno (per il manico) e in acciaio. Ora il legno è stato sostituito da acciaio o alluminio ma soprattutto l'attrezzo si è specializzato secondo l'uso: le piccozze per alpinismo o scialpinismo sono caratterizzate da una forma molto simile a quella delle prime piccozze e puntano specialmente alla leggerezza mentre quelle per l'arrampicata su ghiaccio (es. cascate di ghiaccio) presentano una manico curvo, la becca molto inclinata verso il basso (e spesso intercambiabile in funzione del tipo di ghiaccio). Possono essere prive di paletta ed avere al suo posto una massa battente per piantare i chiodi (piccozza-martello, di solito utilizzata in coppia con una piccozza con paletta). L'evoluzione della forma della piccozza si accompagna con quella della tecnica di progressione che a partire dagli anni settanta ha visto la diffusione della progressione frontale o piolet-traction per l'arrampicata su ghiaccio. Riferimenti bibliografici: - Alpinismo su ghiaccio e misto / [testi, disegni e foto Scuola centrale di Sci alpinismo e Scuola centrale di Alpinismo] 2. ed. - Milano : Club alpino italiano. Commissione centrale delle pubblicazioni, 2011.
Donazione di Piero Ghiglione (1883-1960), protagonista dell’alpinismo extraeuropeo. Laureatosi in ingegneria a Torino, si avvicinò presto alla montagna praticando lo sci e lo sci alpino, di cui può essere considerato uno dei fondatori insieme con Rivera e Mezzalama. Trasferitosi, per ragioni di lavoro, prima in Svizzera poi in Germania, si specializzò nel pattinaggio su ghiaccio e nello sci, pubblicando diversi articoli al riguardo sulla Rivista mensile del Club alpino italiano. La vera e propria passione per le scalate si manifestò nel 1913, allorché prese parte a una spedizione nel Caucaso, raggiungendo con van der Plüg e Lutschkov la vetta del Kasbek. Abbandonata la professione di ingegnere, si dedicò a tempo pieno all'alpinismo, sviluppando un'attività davvero eccezionale sia sotto il profilo geografico-esplorativo, sia per la sua amplissima durata. Negli intervalli tra una spedizione e l'altra in varie parti del globo si allenava sul Bianco avendo come compagni di cordata Gervasutti, Boccalatte, Chabod e Ravelli. Con loro aprì alcune nuove vie tra cui, nel 1947, la parete ovest sul ghiacciaio del Bianco; nel 1948, la parete sudovest del Pic de la Brenva, la parete est del Maudit e la direttissima da sud delle Grandes Jorasses; nel 1951, la cresta est dell'Aiguille de l'Aigle e la parete sudovest dell'Aiguille de Savoye; nel 1956 affrontò pure il Tour des Jorasses e l'Aiguille Marbrée (http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-ghiglione_(Dizionario-Biografico)/).
Alpinismo, Attrezzature, Piccozze
1 piccozza 74 x 28 x 3,5 cm
Manufatti (in generale)
OG716
Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino
Museo Nazionale della Montagna - CAI - Torino