2001 [stampa]
Cfr. pos. b/n gelatina bromuro d'argento su carta 13 x 18 cm, collocazione 2.1.764/VI/011. Cfr. neg. b/n gelatina bromuro d'argento su vetro 12,5 x 17,5 cm, collocazione 2.3.75/II/011.
Cfr. Il laboratorio dell'alpinismo : Francesco Ravelli e la fotografia di montagna, a cura di Giuseppe Garimoldi e Alessandra Ravelli, Torino : Museo nazionale della montagna Duca degli Abruzzi : Club alpino italiano. Sez. di Torino, 2001, p. 42.
Francesco Ravelli (Orlongo 1885 – Torino 1985) detto “Cichìn” cominciò la carriera alpinistica nel 1906 con la salita alla Punta Gnifetti, coltivando contemporaneamente l’hobby per la fotografia, che gli consentì di lasciare ricca documentazione delle sue salite e della loro preparazione. Non solo ripetitore di grandi vie, ma anche scopritore di itinerari nuovi, nel 1909 iniziò il lungo sodalizio con i fratelli Gugliermina, con i quali effettuò numerose prime. Socio CAI di Torino fu ammesso nel CAAI nel 1911, dopo la traversata del Cervino con il fratello Zenone e il cugino Luigi. Attivo fino in tarda età, fu autore di “prime” di importanza storica, tra cui: Monte Bianco per la cresta integrale dell’Innominata con variante diretta; cresta sud ovest dell'Aiguille de Leschaux; Mont Blanc du Tacul dal gran canalone nord-est; Grandes Jorasses dalla cresta des Hirondelles e dalla cresta di Pra Sec; Aiguille de Trélatête dalla parete nord est; Picco Gugliermina; Lyskamm occidentale dalla parete sud; Tagliaferro dalla parete nord; Gr. Arolla dalla parete sud-sud est. I fratelli Ravelli convertirono l’officina meccanica, impiantata a Torino dal padre, in negozio di articoli sportivi con annesso laboratorio di attrezzi alpinistici in Corso Ferrucci 70, da cui uscirono i bivacchi prefabbricati, conosciuti come bivacchi Ravelli. Cfr. Catalogo Bolaffi dei grandi alpinisti piemontesi e valdostani, a cura del Museo nazionale della montagna Duca degli Abruzzi Cai Torino; schede e selezione dei nomi a cura di Roberto Mantovani, Torino : Giulio Bolaffi editore, 2002, p. 70; Enciclopedia della Valle d'Aosta, Pietro Giglio, Oriana Pecchio, Bologna : Zanichelli, 2005, pp. 337-338; Il laboratorio dell'alpinismo : Francesco Ravelli e la fotografia di montagna, a cura di Giuseppe Garimoldi e Alessandra Ravelli, Torino : Museo nazionale della montagna Duca degli Abruzzi : Club alpino italiano. Sez. di Torino, 2001.
La ripresa mostra Punta Gnifetti e Punta Zumstein durante la dalla Punta Dufour. Si tratta di vette appartenenti al Monte Rosa, che è il massiccio montuoso più esteso delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco, il monte più alto della Svizzera, del Piemonte ed il secondo più alto d'Italia, nonché quello con l'altitudine media più elevata (vi appartengono 9 delle prime 20 cime più alte della catena alpina). Posto nel settore delle Alpi Nord-occidentali (sezione delle Alpi Pennine) lungo il confine spartiacque tra Italia (al confine tra Valle d'Aosta e Piemonte) e Svizzera, a est del Cervino e a sud-est del Massiccio del Mischabel, da il nome al supergruppo delle Alpi del Monte Rosa. Le numerose punte che superano i 4000 metri di quota rendono il Monte Rosa particolarmente attraente dal punto di vista alpinistico. La parete orientale che precipita verso Macugnaga ha una vera e propria dimensione himalayana: con oltre duemila metri di ghiaccio e roccia, è considerata la più alta delle Alpi. Su di essa sono state scritte epiche pagine di storia dell'alpinismo. Difficile ma soprattutto estremamente pericolosa, ha rappresentato e continua a rappresentare la summa dell'alpinismo classico. L'altra grande parete, la meno conosciuta e la meno percorsa di tutto il gruppo, è la cosiddetta Parete valsesiana del Monte Rosa, un insieme imponente, dall'aspetto selvaggio e misterioso alto fino a 1800 metri. Insieme, le due pareti formano il versante piemontese del massiccio. Le prime ascensioni di Francesco Ravelli e dei fratelli Gugliermina avvennero proprio sul versante valsesiano del Monte Rosa. Nel 1911 Francesco Ravelli salì a Punta Dufour, cfr. Nel 1913 Francesco Ravelli compì un'ascensione a partire dalla Brèche du Nord e poté assistere a una violenta bufera. Cfr. Il laboratorio dell'alpinismo : Francesco Ravelli e la fotografia di montagna, a cura di Giuseppe Garimoldi e Alessandra Ravelli, Torino : Museo nazionale della montagna Duca degli Abruzzi : Club alpino italiano. Sez. di Torino, 2001, p. 162. 1778 - Gli alpinisti di Gressoney-Saint-Jean, Valentino e Joseph Beck, Joseph Zumstein, Nicolas Vincent, Sebastian Linty, Étienne Lisco e François Castel raggiungono la Roccia della Scoperta 23 luglio 1801 – Pietro Giordani raggiunge la Punta Giordani; 5 agosto 1819 – Nicolas Vincent raggiunge Joseph Vincent la Piramide Vincent; 1º agosto 1820 – Joseph e Nicolas Vincent, Joseph Zumstein, Molinatti, François Castel, raggiungono con 5 altre persone la Punta Zumstein; 9 agosto 1842 – Giovanni Gnifetti, parroco di Alagna Valsesia, Giuseppe Farinetti, Cristoforo Ferraris, Cristoforo Grober, fratelli Giovanni, Giacobbe Giordani, raggiungono con 2 altre persone la Punta Gnifetti 1º agosto 1855 – John Birbeck, Charles Hudson, Ulrich Lauener, Christopher Smyth, James G. Smyth, Edward Stephenson, Matthäus Zumtaugwald e Johannes Zumtaugwald raggiungono la Punta Dufour (la vetta più alta del massiccio). 31 luglio 1889 – Achille Ratti (futuro papa Pio XI) raggiunge la cima passando per la prima volta dalla parte orientale. cfr. Silvio Saglio e Felice Boffa, Monte Rosa, Guida dei Monti d'Italia, Milano, Club Alpino Italiano e Touring Club Italiano, 1963.
Valsesia, Alpi Pennine, Punta Gnifetti, Punta Dufour, Punta Zumstein, Monte Rosa
1 pos. b/n gelatina bromuro d'argento su carta 30,4 x 40,4 cm
Stampa fotografica
F5965
Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino
Museo Nazionale della Montagna - CAI - Torino