[Cervino visto dalle Grand Murailles, 1942] Francesco Ravelli

AUTORE:
Ravelli, Francesco ( Fotografo )
DATA:

2001 [stampa]


Per il negativo corrispondente cfr. 2.3.67/IV/052

Cfr. Il laboratorio dell'alpinismo : Francesco Ravelli e la fotografia di montagna, a cura di Giuseppe Garimoldi e Alessandra Ravelli, Torino : Museo nazionale della montagna Duca degli Abruzzi : Club alpino italiano. Sez. di Torino, 2001, p. 73.

data attribuita in base a confronto catalografico

Francesco Ravelli (Orlongo 1885 – Torino 1985) detto “Cichìn” cominciò la carriera alpinistica nel 1906 con la salita alla Punta Gnifetti, coltivando contemporaneamente l’hobby per la fotografia, che gli consentì di lasciare ricca documentazione delle sue salite e della loro preparazione. Non solo ripetitore di grandi vie, ma anche scopritore di itinerari nuovi, nel 1909 iniziò il lungo sodalizio con i fratelli Gugliermina, con i quali effettuò numerose prime. Socio CAI di Torino fu ammesso nel CAAI nel 1911, dopo la traversata del Cervino con il fratello Zenone e il cugino Luigi. Attivo fino in tarda età, fu autore di “prime” di importanza storica, tra cui: Monte Bianco per la cresta integrale dell’Innominata con variante diretta; cresta sud ovest dell'Aiguille de Leschaux; Mont Blanc du Tacul dal gran canalone nord-est; Grandes Jorasses dalla cresta des Hirondelles e dalla cresta di Pra Sec; Aiguille de Trélatête dalla parete nord est; Picco Gugliermina; Lyskamm occidentale dalla parete sud; Tagliaferro dalla parete nord; Gr. Arolla dalla parete sud-sud est. I fratelli Ravelli convertirono l’officina meccanica, impiantata a Torino dal padre, in negozio di articoli sportivi con annesso laboratorio di attrezzi alpinistici in Corso Ferrucci 70, da cui uscirono i bivacchi prefabbricati, conosciuti come bivacchi Ravelli. Cfr. Catalogo Bolaffi dei grandi alpinisti piemontesi e valdostani, a cura del Museo nazionale della montagna Duca degli Abruzzi Cai Torino; schede e selezione dei nomi a cura di Roberto Mantovani, Torino : Giulio Bolaffi editore, 2002, p. 70; Enciclopedia della Valle d'Aosta, Pietro Giglio, Oriana Pecchio, Bologna : Zanichelli, 2005, pp. 337-338; Il laboratorio dell'alpinismo : Francesco Ravelli e la fotografia di montagna, a cura di Giuseppe Garimoldi e Alessandra Ravelli, Torino : Museo nazionale della montagna Duca degli Abruzzi : Club alpino italiano. Sez. di Torino, 2001.

La ripresa è relativa al Cervino (Cervin in francese; Matterhorn in tedesco e reto-romanzo), montagna delle Alpi alta 4478 m s.l.m. Settima vetta e terza montagna italiana per altitudine, è situato nelle Alpi Occidentali, nella sezione alpina delle Alpi Pennine, nella catena Catena Bouquetins-Cervino, all'interno delle Alpi del Weisshorn e del Cervino, lungo il confine tra Italia e Svizzera, a ovest del massiccio del Monte Rosa, a est del Grand Combin e a sud-ovest del Massiccio del Mischabel. Con una prominenza di 1'031 m (è necessario scendere fino al Col Durand (3'451 m) per salire su vette più alte) e un isolamento di 13,7 km (la montagna più vicina a esso e più alta di esso è il Lyskamm Occidentale (4'481 m) nel massiccio del Monte Rosa), si erge isolato dal resto delle altre vette circostanti e sovrasta i paesi di Breuil-Cervinia a sud in Italia e di Zermatt a nord in Svizzera, note località turistiche estive e invernali. Caratterizzato dalla particolare forma piramidale molto pronunciata, ha segnato in modo significativo la storia dell'alpinismo: la sua parete nord è infatti una delle classiche pareti nord delle Alpi e attorno a esso si sviluppa il comprensorio sciistico del Matterhorn Ski Paradise con possibilità di sci estivo sul ghiacciaio del Plateau Rosà. Presenta quattro pareti principali orientate secondo i punti cardinali: la parete nord guarda Zermatt in Svizzera, la parete est guarda il ghiacciaio del Gorner, la parete sud sovrasta Breuil-Cervinia in Italia e la parete ovest è rivolta verso la Dent d'Hérens. Queste pareti sono delimitate da altrettante creste: la cresta sud-ovest detta Cresta del Leone o Arête du lion; la cresta nord-ovest detta Cresta di Zmutt; la cresta nord-est detta Cresta dell'Hörnli e la cresta sud-est detta Cresta di Furggen. La vetta è costituita da due cime distinte collegate da un sottile filo di cresta che segna politicamente il confine fra Italia e Svizzera.[2] Il confine tra l'Italia e la Svizzera segue dunque la cresta stessa, coincidente con la linea di displuvio, sicché la frontiera passa su entrambe le cime, come sancito dalla Convenzione del 24 luglio 1941 tra la Confederazione Svizzera e il Regno d'Italia. Per lungo tempo il Cervino fu considerato inviolabile per l'arditezza delle sue pareti. Nel secolo XIX molti alpinisti si avvicinarono alla montagna senza riuscire a vincerla. I primi tentativi registrati risalgono agli anni 1858-1859. L'abate Amé Gorret, accompagnato da diverse guide di Valtournenche (Jean-Antoine Carrel, Jean-Jacques Carrel, Victor Carrel, Gabriel Maquignaz) effettuò diversi tentativi dal versante italiano, arrivando a un'altezza massima di circa 3'850 m.[4] Il 1860 vide due tentativi: in luglio, tre alpinisti britannici (Alfred, Charles e Sandbach Parker), senza guide, tentarono la salita dal versante di Zermatt, fermandosi a una quota stimata di circa 3'500 m in agosto, Hakwins e Tyndall, accompagnati dalle guide J.J. Bennen e Jean-Jacques Carrel, salirono dal versante italiano, fermandosi a circa 3'900 m[4][5] Nel 1861 ci furono tre tentativi. A luglio, vi fu un nuovo tentativo dei Parker, che si fermarono a quota 3'570 m circa; il 29 agosto, Jean-Jacques e Jean-Antoine Carrel effettuarono un tentativo dalla cresta del Gallo" (in francese Arête du coq), sul versante italiano, fermandosi poco sopra i 4'000 m; e il 29 e 30 agosto il primo tentativo da parte di Edward Whymper, accompagnato da una guida dell'Oberland: salendo dal versante italiano, per quella che in seguito diventò la via normale italiana, arrivò a un'altezza di circa 3'850 m[4][6] Il 1862 si aprì con un tentativo invernale, in gennaio, effettuato da T.S. Kennedy; salito dal versante svizzero, Kennedy si fermò a circa 3'300 m di quota.[4][7] Nell'estate del medesimo anno, Whymper, effettuò cinque tentativi, tutti a luglio. Nei primi due fu accompagnato da R.J.S. Macdonald, mentre negli altri tre fu solo con le guide; il terzo tentativo fu effettuato in solitaria. Le guide che accompagnarono questi tentativi furono: Johann zum Taugwalder e Johann Kronig (primo tentativo), Jean-Antoine Carrel (secondo e quarto tentativo), Pession (secondo tentativo), Luc Meynet (quarto e quinto tentativo). In tutti e cinque i casi, gli alpinisti salirono dal versante italiano; la massima quota raggiunta fu di 4'100 m nel quinto tentativo. Pochi giorni dopo questo tentativo ve ne fu un altro da parte di John Tyndall, accompagnato dalle guide J.J. Bennen e Anton Walter, e da César e Jean-Antoine Carrel in funzione di portatori. Nel 1863 vi fu un solo tentativo, da parte di Whymper, che con César e Jean-Antoine Carrel, Luc Meynet e due portatori salì dal versante italiano fino a una quota di 4'050 m circa. Il 1864 passò senza ulteriori tentativi. Nell'inverno 1864-65 Whymper studiò la geomorfologia del Cervino, concludendone che il versante più facile da salire sarebbe stato quello svizzero. Impostò quindi la sua campagna estiva su questo presupposto.[10] Insieme alle guide Michel Croz, Christian Almer e Franz Biener e al portatore Luc Meynet, Whymper effettuò un primo tentativo il 21 giugno per il versante sud-est, ma dovettero fermarsi a circa 3'300 m di quota per il pericolo di caduta pietre. Dopo aver congedato Michel Croz, impegnato con un altro cliente, Whymper si dispose a effettuare un nuovo tentativo con Jean-Antoine Carrel. Questi però si era impegnato con il Club Alpino Italiano per effettuare un tentativo tutto italiano, fortemente voluto da Quintino Sella. Una squadra italiana, formata da César e Jean-Antoine Carrel, Jean-Joseph Maquignaz e una quarta guida, partì per la vetta l'11 luglio seguendo la via italiana. Ritornato a Zermatt, Whymper vi trovò un gruppo di compatrioti: Lord Francis Douglas, D. Hadow, e il reverendo Charles Hudson, accompagnati da tre guide: Peter Taugwalder padre e figlio, e Michel Croz che, rilasciato dal suo precedente cliente, si era unito ai tre britannici. I sette formarono una cordata unica, che il 13 luglio 1865 attaccò la salita per quella che è oggi la via normale svizzera. Dopo aver pernottato all'aperto, i sette ripartirono il mattino dopo e arrivarono in vetta alle 13.40 del 14 luglio. Dalla vetta videro la squadra italiana guidata da Carrel, che si trovava alcune centinaia di metri più in basso; visti i britannici in vetta, gli italiani si ritirarono. La discesa fu funestata da un gravissimo incidente. I sette erano tutti legati insieme, con Michel Croz in testa, seguito da Hadow, Hudson, Douglas, Taugwalder padre, Whymper e Taugwalder figlio. Su un passaggio non particolarmente difficile Hadow scivolò e cadde addosso a Croz, che perse l'equilibrio; i due caddero per il precipizio sul versante svizzero, trascinando prima Hudson, poi Douglas. A questo punto la corda tra Douglas e Taugwalder padre si spezzò, e i tre superstiti videro i quattro compagni precipitare per oltre 1000 metri verso il sottostante ghiacciaio del Matterhorn. I due Taugwalder e Whymper riuscirono a rientrare in serata a Zermatt, dove diedero la notizia. Jean-Antoine Carrel, disceso dopo aver visto la squadra di Whymper sulla cima e ignaro dell'incidente occorso, ripartì per la vetta dal versante italiano il 16 luglio, insieme a Jean-Baptiste Bich, Jean-Augustin Meynet e all'abbé Gorret. Il 17 luglio Carrel e Bich riuscirono ad arrivare in vetta, seguendo una variante di quella che oggi è la via normale italiana. Cfr. Gino Buscaini, Alpi Pennine, vol. II, Guida dei Monti d'Italia, Milano, Club Alpino Italiano e Touring Club Italiano, 1970, p. 304; Giovanni Zanetti, Arturo Squinobal, Marco Barmasse, Invernale alla ovest del Cervino, in Rivista della Montagna, nº 32, giugno 1978, pp. 58-65; Walter Bonatti, Montagne di una vita, Baldini Castoldi Dalai, 2005."

SOGGETTO

Cervino, Attrezzatura, Alpinisti, Funi, Persone, Alpi Pennine, Grandes Murailles

DESCRIZIONE FISICA

1 pos. b/n gelatina bromuro d'argento su carta 13 x 9 cm

DOMINIO

Stampa fotografica

NUMERO DI INVENTARIO

F5233

LUOGO DI CONSERVAZIONE

Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino

CATALOGATO DA

Museo Nazionale della Montagna - CAI - Torino